Come l'abbraccio di una persona cara, che ti scalda e ti sostiene quando sei in difficoltà: il coaching letterario è lo strumento che può aiutarti a scrivere il tuo libro. Gli strumenti sono importanti, ma quando si parla di arte e di scrittura è bene partire dalle basi, ascoltando il cuore: perché scrivere?
La vera domanda è: perché non farlo. Ci sono così tante cose nella vita che non si dovrebbero fare, che scrivere un libro penso sia davvero una di quelle cose che invece si possano e si debbano fare.
È il seguire il flusso dell'ispirazione: a volte è come un fuoco interiore che brucia, altre volte è come la mancanza di aria, si fatica a respirare. E allora, cosa ci blocca? Se fossimo in epoche precedenti, antiche o meno, forse non avremmo questo blocco. È questo mondo che ci circonda, così moderno, che ci impedisce di esprimerci per chi siamo davvero?
Nel 2024 dobbiamo davvero aver paura di dire ad alta voce che è normale non aver voglia di andare in ufficio perché preferiremmo rimanere a casa a scrivere ciò che abbiamo in mente, che preme dentro di noi per uscire?
La scrittura è vita. Se ami scrivere e non sai da dove iniziare o se già scrivi ma senti di aver bisogno di una mano, il coaching letterario è l'aiuto che fa per te.
In cosa consiste il coaching letterario?
Il coaching letterario serve proprio a questo: a guidarti, a incoraggiarti, a creare e a credere in te stesso perché non sarai solo, avrai un coach accanto. Tutto si può imparare, se c’è qualcuno che te lo spiega.
Spesso non sapere da dove cominciare è il blocco per eccellenza di un aspirante scrittore, o come diremmo oggi, per uno “scrittore-to-be”. E non stento a crederlo: intanto, la comparazione con gli scrittori contemporanei è fonte di pressione; inoltre, si pensa che scrivere un libro sia “cosa” facile; infine, spesso si desiste per mancanza di coraggio, perché manca quella dose di sicurezza in sé stessi necessaria per rompere il muro dell’indecisione e ben presto si lascia andare l’idea, pensando di non esserne all’altezza.
E vogliamo parlare del blocco mentre si sta scrivendo? A volte è un momento, altre volte dura settimane o mesi. Con la presenza di un coach puoi confrontarti, parlarne, analizzare e discuterne, senza rimanere bloccato sul testo e dentro la tua testa, pensando e ripensando a quella riga da modificare oppure a quel passaggio narrativo che non ti viene.
Quali sono i vantaggi del coaching letterario?
Il coaching letterario si colloca in questo preciso punto: è la connessione tra il desidero fare e il so fare.
Quando hai l’idea ma non hai le parole, quando hai l’idea e le parole ma non sai come metterle giù: il più grosso vantaggio del coaching letterario è che, una volta imparato il mestiere dello scrivere, non smetterai più di saperlo fare.
È come andare in bicicletta, non lo disimpari più. È un investimento come bagaglio personale (il cosiddetto know-how, in inglese): impari a comprendere cosa vuoi scrivere e perché lo vuoi scrivere; a quel punto, impari un metodo di lavoro, imparando a scrivere ciò che hai compreso di voler scrivere. E ancora: impari a riconoscere dove ti blocchi e il perché; impari a svolgere nella tua testa il blocco e a scioglierlo velocemente.
Ed è anche un investimento per la conoscenza di te stesso: avere una persona accanto che tiri fuori il meglio di te, da te; il tuo talento, diamante grezzo, che lezione dopo lezione, ti porta a diventare il diamante che sei destinato ad essere.
A chi può essere utile il coaching letterario?
Il coaching letterario fa per te? È rivolto:
A chi non sa proprio da dove cominciare ma sente l’impulso di cominciare e vuole imparare davvero a scrivere;
A chi sta provando a scrivere il suo primo romanzo, e vuole una dritta iniziale;
A chi sta scrivendo e cerca confronto sul proprio manoscritto.
Un buon coach letterario sa plasmare le capacità di scrittura di ogni aspirante scrittore, in modo da poter valorizzarne il talento!
Mi presento: sono la Editor Impostora
Mi chiamo Giada Vicenzi, detta La Editor Impostora e se c’è una persona che può raccontarti cosa significhi pensare di non avere la stoffa, e invece, di averla per davvero, questa sono io. Per anni ho creduto di non saper scrivere, avevo letteralmente la sindrome dell’impostore (The Impostor Syndrome, 1978, Dr. Pauline Clance e Dr. Suzanne Imes), una sindrome esistente, che prevede, per chi ne “soffre” di non credere in alcun modo di avere un talento, anzi: crede proprio di non averlo. E se insieme sfatassimo questo mito?
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